giovedì 3 ottobre 2024

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La vita squilibrata di san Francesco e Giussani | Annalisa Teggi su Tempi.


Annalisa Teggi e Davide Rondoni
alla presentazione del libro.



(...)

Uno dei primi episodi che G. K. Chesterton commenta nella sua biografia su san Francesco è un fatto antecedente alla conversione. Un mendicante si era presentato a chiedere l’elemosina nel negozio paterno dove Francesco lavorava. Da lui era stato cacciato in malo modo, poi ci fu un ripensamento. Nell’istantanea successiva c’è da immaginare il benestante Francesco che esce di fretta dal negozio e si precipita a rincorrere il mendicante in mezzo al mercato, lo raggiunge e gli dona molto di più di quello che aveva chiesto. Chesterton vede in questa scena la carta d’identità di san Francesco: «Ma in questa storia del giovane vistosamente abbigliato che si precipita alla ricerca di un accattone vestito di stracci si rivelano degli aspetti della sua personalità che devono essere compresi tutti, dal primo all’ultimo. C’è, ad esempio, la tendenza alla rapidità. In un certo senso, ha continuato a correre per tutta la vita, come era corso appresso al mendicante».

Prima del manifestarsi di una chiarezza di vocazione c’è nel dna di Francesco una tendenza, una propensione che segnala un’urgenza da cui deriva uno sbilanciamento in avanti. […]

Il resto qui di seguito:

https://www.tempi.it/la-vita-squilibrata-di-san-francesco-e-giussani/?fbclid=IwY2xjawFqV7ZleHRuA2FlbQIxMAABHZPcYm-MHRc0IwfAkD1VcuDqV76i8cyojh5XllK2hoJm-NbG2aodn7e-sw_aem_LpT1VVDv5OjAwCkZvjOwjg



mercoledì 2 ottobre 2024

Il paradosso definitivo o quello che ho scoperto a Beaconsfield | di Giovanni D’Andrea.


Tornar potremo a casa con passo infin giocondo

(Frodo Baggins, Il signore degli anelli)

 


Beaconsfield è una piccola cittadina sita più o meno a metà della strada tra Londra e Oxford, nel BuckinghamshireTanto verde tutt'intorno, una stazione ferroviaria, strade del tutto simili tra loroedifici in mattone abbastanza anonimi e qualche negozio non ne fanno di certo una meta allettante per il turista medio, ma forse nemmeno per il viaggiatore più esigente. Eppure è proprio lì che il mio silenziosissimo treno partito dalla stazione di London Marylebone è diretto.


Già, perché oltre ad avere fatto parte della circoscrizione elettorale del primo ministro Benjamin Disraeli, essere stato il primo villaggio modello inglese ed essere gemellato con Abbiategrasso (tutte cose che ho scoperto in seguito, con Wikipedia)a Beaconsfield ha abitato, dal 1909 al 1936, G.K. Chesterton, insieme a sua moglie Frances Blogg e alla sua segretaria Dorothy CollinsÈ per ripercorrere le sue tracce che mi sono messo in viaggio.


Ho resistito alla tentazione di anticiparmi troppe informazioni spulciando su internet e dunque so soltanto che nel paese ci sono la casa, la parrocchia e la tomba della scrittore. Parto dalla casa: 'Top Meadow', giungendo dalla stazione, è situata al termine di Grove Road, una via residenziale e alberata, più tranquilla della più stereotipica via tranquilla. La giornata è insolitamente bella per i climi inglesi e il sole fa risaltare il bianco deciso della piccola villetta, ora una casa privata. Completano il quadro un giardino perfettamente tenuto e una targa blu sopra la porta di ingresso che ricorda il vecchio proprietario. Nessuna traccia degli inquiliniScatto qualche foto, sperando di non passare per weirdo e proseguo.


La chiesa cattolica di Santa Teresa si trova in Warwick Road, lontano dal centro, e infatti ci metto un po' a trovarla. Quando Chesterton si traferirono nel paese di chiese cattoliche non ce n'erano, tanto che lo stesso scrittore venne battezzato, nel 1922, in un albergo vicino alla stazione (oggi un supermercato). In seguito è stato tra i principali benefattori che hanno contribuito alla costruzione dell'edifico e alla nascita della parrocchiaIl parroco non c'è ma almeno c'è una signora responsabile della parrocchia, molto gentile che mi fa fare un rapido tour, fin quando, richiamata dai suoi impegni, mi lascia sotto una statua della Madonna col bambino alla sinistra dell'altare, un dono di Chesterton per la chiesa.


È a questo punto che avviene il mio incontro con V., una donna di circa quarant'anniche viene dal Cile e che parla un inglese perfetto. Anche lei è a Beaconsfield (nel suo caso, non è la prima voltaper il mio stesso motivo e si offre di mostrarmi gli altri punti interessanti dell'edificio, tra i quali una finestra vetrata raffigurante San Francesco che riceve le stimmate (e ai cui piedi è incisa una richiesta di intercessione in latino per i coniugi Chesterton) e una cappella laterale dedicata ai martiri inglesi, aggiunta per esplicito desiderio del benefattore.


Anche V. vuole far visita alla tomba e decidiamo dunque di andarci insieme. Il cimitero cattolico di Beaconsfield dista una ventina di minuti a piedi dalla chiesa e nel tragitto abbiamo modo di conoscerci un po' meglioV. mi inonda da subito di parole e scopro che è una donna dalle mille passioni, che viaggia in continuazione in ogni parte del mondo e conosce tantissime coseè energica, vulcanica, inquietaConfessa, non senza un accenno di commozione, che l'incontro con Chesterton attraverso la lettura dei suoi scritti (non tutti perché sarebbe pressoché impossibile ma quasi, penso io, a giudicare dalla conoscenza appassionata che dimostra) le ha cambiato la vita a tal punto che una tappa a Beaconsfield è come un dolce atipico ritorno a casa, a circa diecimila chilometri dalla sua dimora a Limaun'oasi di pace dal tran-tran quotidiano.


Arriviamo al cimiteroLa tomba è strettagrigia, decisamente umile. Nella lapide (una copia, l'originale è sul retro della chiesa di Santa Teresa) sono scolpiti un Gesù crocifisso, le cui braccia spalancate sono un abbraccio, e una Madonna addolorata ai piedi della croce. Due mazzi di fiori ormai appassiti come ornamento (V. si dispera di non essersi ricordata di portarne di nuovi). Il tempo di una veloce preghiera ed è ora di andare.


A questo punto le nostre strade si dividono e io ho giusto il tempo di mangiare al volo un pane con l'uvetta prima di fiondarmi in stazione. Seduto in treno mi metto a rimuginare intorno a tre faccende. Innanzitutto sul fatto che il mio inglese ha decisamente sfigurato davanti a quello di V. Poi che il pane con l'uvetta è abbastanza sottovalutato, come più in generale il cibo inglese. E poi che io, a differenza di V., a Beaconsfield non mi sono sentito a casa. Per me la visita è stata più che altro un'avventura elettrizzante, con tutti gli ingredienti annessi: il dolceamaro straniamento della quotidianità sospesail viaggio in un territorio sconosciutol'incontro con persone interessanti e decisamente diverse da meCi può stare, penso tra me e me, non c'è da scandalizzarsi più di tanto di un così diverso giudizio su una medesima esperienza; d'altronde per me è la prima volta, è tutto nuovo. 


Eppure mi convinco che la questione necessita di un supplemento di indagine e finisco allora col pensare a Chesterton che di case e avventure se ne intendeva abbastanza. Cosa aveva spinto quell'uomo instancabile, che stava anche iniziando a diventare parecchio famoso, a lasciare Londra per venire ad abitare in un paesello semisconosciuto, tra l'altro, se si sta a quanto egli stesso dice nella sua Autobiografia, scelto abbastanza per caso e in modo rocambolescoForse l'esigenza di maggiore spazio, di verde, come diremmo oggi, di un luogo riparato dal trambusto della Citylontano dalle questioni, dalle polemiche e dagli affanni del mondo; forse cercava una casa, un luogo dove tornare. Ma che ne era dell'avventura? Londra oltre ad essere il luogo dove era nato offriva anche tutto quello che un uomo come Chesterton poteva amare: temibili nemici intellettuali imbevuti delle idee più moderne e distruttive e fedeli sodali con i quali affrontarli. Era il set perfetto di un romanzo di avventure.


Quell'uomo non ha fatto che questouscire di casa, incontrare persone diverse da lui, discuterci appassionatamente, per amore della verità. Come poteva rinunciare? Infatti non ci ha rinunciato. Chesterton era un uomo dagli appetiti grandiosi, non si accontentava facilmente, a tavola come nella vita: Beaconsfield non poteva semplicemente limitarsi a rappresentare una cosa, doveva rappresentarle entrambe e al loro massimo grado. Doveva essere accogliente e senza pretese come lo è una casa dopo una lunga giornata di lavoro e doveva essere attraente e inquietante come il bosco delle fiabe. Top Meadow doveva essere accessibilecome una porta senza serratura inespugnabile come la più inerpicata delle fortezze. La taverna del paese doveva essere il luogo semplice e virile dove farsi una tranquilla bevuta in compagnia degli amici ma anche il portale magico verso un universo popolato dalle creature più improbabili con le quali fare le ore piccole a dibattere di qualsiasi argomento. Il vicino di casa doveva essere un nichilista ancora più leale e tenace di George Bernard Shaw, l'opinione della cameriera sull'economia inglese doveva essere di gran lunga più intelligente di quella di qualsiasi lord di Londra. Beaconsfield doveva essere talvolta casa, talvolta avventura, casa e avventura insieme, illogicamente splendenti l'una accanto all'altra. Doveva essere il centro del mondo nascosto dal mondo e Londra doveva diventare, come disse una volta con il suo sorriso buono, un sobborgo di Beaconsfield. È questa radicata certezzche gli permetteva di amare il suo paese, forse anche quando ne scorgeva i limiti provinciali, anche quando non era come voleva lui, anzi forse proprio per questo. Perché era una casa, ma di certo non era noioso; era una casa, ma non sempre era sicuro; era una casa, ma non smetteva di stupire.


È questa radicata certezza che permetteva a Chesterton di andarsene in visita tra Europa e America con la strana intuizione di lasciarsi il meglio alle spalle. È questa radicata certezza che lanciava Innocent Smith in giro per il mondo solo perché si ricordasse che il posto più bello e più strano aspettava pazientemente il suo ritorno.

 

È questa radicata certezza, infine, che muoveva anche i marinai e gli avventurieri di ogni tempo, come il navigatore nella splendida metafora di Ortodossia: per usare le parole di Chesterton, "che cosa potrebbe essere più piacevole del provare, nel giro di pochi minuti, tutte le inebrianti inquietudini di un viaggio in luoghi lontani e contemporaneamente il senso di tranquillità del ritorno a casa?"Già perché se tutto ciò valeva per la mura domestiche, doveva valere per il mondo, che d'altronde sempre di una casa si tratta, seppur un po' più grande. Il navigatore si è avventurato per mare e dopo mille e grandiosi pericoli ha scoperto che il paese sconosciuto che inseguiva era l'Inghilterra. È ciò che, senza averlo mai saputo, ha sempre desiderato.


Poco male, allora, che io a Beaconsfield non abbia avuto la sensazione di essere a casa. Ho solo rinviato l'incontro con il più incredibile dei paradossiIl più grande e buono dei paradossiPerché in ogni nostra azione e conquista, in ogni tentativo o errore vi è una promessa. Stiamo tornando a casa. 


lunedì 30 settembre 2024

The Story Behind G.K. Chesterton’s Lost Manuscript | Dale Ahlquist su Strand Magazine.

Giorni fa vi abbiamo segnalato una bella notizia, la pubblicazione di un inedito di Chesterton sul giallo. Oggi vi mettiamo a disposizione l'articolo di Dale Ahlquist, presidente della Society of G. K. Chesterton (la Società Chestertoniana Americana) che racconta del ritrovamento; la pubblicazione (dell'inedito e dell'articolo di Dale) è avvenuta sullo Strand Magazine.

Qui sotto l'incipit dell'articolo di Dale Ahlquist:

The Story Behind G.K. Chesterton’s Lost Manuscript is a story in itself and the person best qualfied to tell it is Dale Ahlquist who is President of the G.K. Chesterton society and is a world authority on the larger than life legend.

To find an unpublished G.K. Chesterton manuscript is something of a miracle. Chesterton, one of the most prolific writers of all time, seems to epitomize the kind of author with “never an unpublished thought.” He never wasted what he wrote. But that a known Chesterton manuscript should remain unpublished for so long is almost more of a miracle, since there are entire magazines and scholarly journals devoted to the author, any of which should have by now seized on the previously unpublished “The Historical Detective Story.” But none of them did. It’s possible those editors didn’t know about it—which makes them not very good scholars. It’s more likely they didn’t know the story behind it, which makes them not very good detectives.

Il resto nel collegamento qui sotto:

https://strandmag.com/the-story-behind-g-k-chestertons-lost-manuscript/?fbclid=IwY2xjawFlblBleHRuA2FlbQIxMQABHdrAGnvx2aDTTE9sYWcPH9ytNx2gh3XbqG3llG_DUMN3Ch0vod9lzmwMDw_aem_6zVoWgBEg8o3scjpH0KwmQ




domenica 29 settembre 2024

Un aforisma al giorno - Ovvietà, spesso private.

È vero che tutte le donne ragionevoli pensano che tutti gli uomini studiosi siano pazzi. È vero che tutte le donne di qualsiasi tipo pensano che tutti gli uomini di qualsiasi tipo siano pazzi. Ma non lo scrivono nei telegrammi come non vi scrivono che l'erba è verde o che Dio è misericordioso. Si tratta di ovvietà, e spesso di ovvietà private.

Gilbert Keith Chesterton, Il Club dei Mestieri Stravaganti.



sabato 28 settembre 2024

Un aforisma al giorno - Lasciate ogni disperazione, o voi che entrate...

Per prima cosa, simpatizziamo, anche solo per un istante, con le speranze del periodo di Dickens, con quell'allegro problema del cambiamento. Se la democrazia vi ha deluso, non vedetela come una bolla di sapone scoppiata, ma almeno come un cuore spezzato, una vecchia storia d'amore. Non sogghignate per il periodo in cui il credo dell'umanità era in luna di miele; trattatelo con la terribile riverenza che si deve alla giovinezza. Per voi, forse, una filosofia più tetra ha coperto ed eclissato la terra. Il feroce poeta del Medioevo scrisse: “Lasciate ogni speranza, o voi che entrate”, sulle soglie del mondo inferiore. I poeti emancipati di oggi lo hanno scritto sulle soglie di questo mondo. Ma se vogliamo capire la storia che segue, dobbiamo cancellare quella scrittura apocalittica, anche solo per un'ora. Dobbiamo ricreare la fede dei nostri padri, anche solo come atmosfera artistica. Se dunque siete pessimisti, nel leggere questa storia rinunciate per un po' ai piaceri del pessimismo. Sognate per un solo folle momento che l'erba sia verde. Disimparate quel sinistro apprendimento che ritenete così chiaro; negate quella conoscenza mortale che credete di conoscere. Rinunciate al fiore della vostra cultura; rinunciate al gioiello del vostro orgoglio; lasciate ogni disperazione, o voi che entrate.

Gilbert Keith Chesterton, Charles Dickens - A Critical Study.




giovedì 26 settembre 2024

Aneddoti su Chesterton - Chesterton sull'Himalaya.


Ad una cena in onore di Sir Edmund Hillary*, il mio vicino di casa, un perfetto sconosciuto, citò Chesterton a lungo. Si scoprì che era un membro della squadra di Hillary e che in tre scalate sull'Himalaya e nella spedizione al Polo Sud del 1957-58 aveva sempre portato con sé un libro: era Wine, Water and Song.
No, non aveva letto nient'altro di Chesterton, ma quel libro lo conosceva a memoria.

John Sullivan, G. K. Chesterton. A Centenary Appraisal.



* Sir Edmund Percival Hillary fu il primo a conquistare la vetta dell'Everest insieme allo sherpa Tenzing Norgay.

mercoledì 25 settembre 2024

Un aforisma al giorno - Il gigantesco atto di umiltà dell'incarnazione.

Ogni anima umana, in un certo senso, deve compiere quel gigantesco atto di umiltà che è l'Incarnazione. Ogni uomo deve farsi carne per incontrare i suoi simili.

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo.